Napoli e lo Scudetto secondo Renica: “Si può vincere anche in Europa”

Il campione d'Italia con il Napoli nella stagione 86-87 Alessandro Renica ha rilasciato un'intervista celebrano lo scudetto degli azzurri

8 Giugno 2023

Alessandro Mammana - Autore

Quest’anno il Napoli ha vinto lo Scudetto della programmazione, del progetto, di chi ha dimostrato con i fatti che le idee contano spesso più dei soldi”: parte così l’intervista di Alessandro Renica, che ha scritto la storia del Napoli della seconda metà degli anni ’80 vincendo due campionati al fianco di Diego Armando Maradona e diventando così uno dei pupilli dei tifosi partenopei.

Un pubblico enorme, vastissimo, sparpagliato in tutto il Paese e collegato con ogni mezzo alla squadra – dalla TV ai social, passando per la rete e sfruttando anche VPN Italia – che è tornato a sognare a 33 anni di distanza dall’ultimo trionfo. “Da gennaio, i tifosi napoletani hanno esorcizzato la scaramanzia non soltanto festeggiando molto prima lo Scudetto – prosegue Renica -, ma anche trovando delle similitudini tra quel periodo e questo attuale: sia Corrado Ferlaino che Aurelio De Laurentiis hanno aspettato 18 anni per portare il Napoli alla conquista del primo tricolore; sia Ottavio Bianchi che Spalletti hanno vinto al loro secondo anno in panchina con i partenopei; nelle due annate il club campano ha sempre perso la prima gara dopo la sosta natalizia; entrambe le stagioni concluse col minor numero di sconfitte e maggior numero di vittorie”.

Tante coincidenze quindi, ma impossibile poi non sottolineare le differenze tra due vittorie che hanno avuto un senso e un segno profondamente diverse tra loro: “Innanzitutto il Napoli del 1986-87 poteva contare sul giocatore più forte al mondo ovvero Diego Armando Maradona. Oggi Osimhen è l’uomo simbolo del Napoli, ma Diego non solo è stato il più forte al mondo ma anche un trascinatore solitario”.

Osimhen Napoli

Inoltre il Pibe de Oro era l’unico straniero in gruppo, ma ovviamente parliamo di un’altra era calcistica con regole assai diverse dai giorni nostri. Quest’anno invece, la banda Spalletti ha dimostrato di essere forte come collettivo. Osimhen ad esempio, quando è mancato, è stato sostituito egregiamente da Simeone che non ha fatto rimpiangere la sua assenza, tutt’altro. Nel Napoli del terzo scudetto tutti si sono rivelati utili ma nessuno indispensabile, la stessa cosa non si può dire certo per un giocatore come Maradona”.

Le prospettive future del Napoli e la prospettiva di un “ciclo vincente”

La cosa più bella di questa cavalcata Scudetto, smaltita la sbornia per il trionfo, è la prospettiva che il Napoli può immaginare di avere nelle prossime stagioni – provando il più possibile a non intaccare il cuore e la base di un gruppo che ha dimostrato di essere di un livello superiore.

Kvaratskhelia Osimhen Napoli

È su questo punto che Renica vuole terminare il suo intervento: “Il “mio” Napoli era reduce da stagioni non certo esaltanti e viaggiava molto spesso a metà classifica. Arrivato Maradona gli bastò solo un anno di ambientamento per stravolgere tutto. Un tricolore inatteso, arrivato prima di ogni più rosea aspettativa. Nelle ultime stagioni invece gli azzurri sono quasi sempre stati competitivi per il titolo, sfiorandolo nel 2016, nel 2018 e lo scorso anno. Le prove per il terzo sigillo non sono quindi mancate ma paradossalmente il trionfo è arrivato quando nessuno se lo aspettava, ovvero dopo gli addii di Insigne, Mertens, Koulibaly e Fabian Ruiz. Come il Pibe de oro però, Spalletti ha ribaltato i pronostici al secondo tentativo, dimostrando che le sue idee di calcio e il gruppo sono superiori al singolo. Sì, alla sua domanda rispondo affermativamente, per me il Napoli di De Laurentiis e Spalletti può aprire un ciclo vincente in Italia e in Europa.”

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