Lautaro: “Quest’anno la Champions è un obiettivo. Mi chiamano Toro perché…”

Inter, Lautaro Martinez si è raccontato in una breve intervista al magazine ufficiale della Champions League

Lautaro Inter
27 Febbraio 2024

Sofia Silveri - Autore

Le prestazioni dell’Inter non stanno passando inosservate. I nerazzurri hanno una striscia di vittorie consecutive che parte dal 6 gennaio. A guidare i nerazzurri, oltre a Simone Inzaghi, c’è sicuramente capitan Lautaro Martinez, che ha rilasciato alcune dichiarazioni in un’intervista ai microfoni del magazine ufficiale della Champions League. Il calciatore si è soffermato sul tema Europa, ma anche su alcuni aspetti della sua vita privata.

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Credits foto: Rosito

Inter, l’intervista completa di Lautaro

Lautaro, attaccante dell’Inter, ha così esordito nell’intervista: Perchè mi chiamano Toro? Tutto nasce dal mio arrivo al Racing. Lì i miei compagni mi hanno soprannominato El Toro perché ero sempre duro e arrabbiato nei duelli in campo. Una frase che mi rappresenta molto è ‘Quello che non mi uccide mi fortifica’. In qualche modo parla di me, soprattutto di quello che ho vissuto nella mia infanzia, ma si riferisce anche ad alcuni momenti che ho vissuto in seguito. Mi ci identifico, la porto sempre con me, ce l’ho tatuata”.

Lautaro Martinez Inter

In seguito, l’attaccante nerazzurro ha continuato: I miei tatuaggi raccontano la mia storia. Parlano di me, della mia famiglia, della mia religione. Ho iniziato a farli quando avevo solamente 15 anni, mia madre non voleva, diceva che ero troppo piccolo. Il primo è stato il nome di suo padre, mio nonno. La mia infanzia è stata molto difficile. Quando ero piccolo la mia famiglia aveva davvero poco. Grazie a quei momenti però sono cresciuto tanto. Con il passare degli anni ho capito che dovevo inseguire il mio sogno, giocare a calcio. Nella mia famiglia si è sempre respirata aria di sport”.

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Infine, Lautaro Martinez ha concluso: Quest’anno abbiamo diversi obiettivi, compresa la Champions. Per me è normale che un club come l’Inter si ponga obiettivi simili. Per me la squadra è un gruppo di fratelli e amici che vanno nella stessa direzione. Non importa chi gioca e chi non gioca, l’importante è andare avanti insieme”.

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