De Rossi: “La Roma è riconosciuta ovunque. I tifosi, la nostra benzina”

Tra ricordi e novità l'allenatore della Roma, Daniele De Rossi, si racconta in un'intervista al Business Club

28 Marzo 2024

Nicolo Piemontesi - Autore

Come riportato da IlRomanista.eu, Daniele De Rossi ha parlato apertamente in un’intervista del suo lavoro da allenatore della Roma in occasione dell’evento Business Club. L’idolo di ogni tifoso romanista ha saputo subito conquistare il cuore di tutti dopo aver preso in carico la squadra da Jose Mourinho. Subentrato il 16 Gennaio si è imposto più che bene con il suo calcio dedito a grinta e offensività tattica.

Roma, l’intervista di De Rossi

Al cuor non si comanda, e così è stato anche per De Rossi. Arrivata la chiamata non ci ha pensato due volte, la sua squadra aveva bisogno e lui non ha saputo dire no. “Ogni parola è superflua quando si parla della Roma” racconta Daniele “lo stemma, i colori, il simbolo sono riconosciuti in tutto il mondo; ed è grazie ai tifosi se siamo così agguerriti, sono loro la nostra benzina. Questa non è una semplice squadra, ma molto di più, non ti lascia nemmeno quando te ne sei andato”.

Daniele De Rossi Roma

Essere la squadra della capitale e rappresentare una città così ricca di storia è un onore ma anche un onere. De Rossi vorrebbe una personificazione moderna dei gladiatori per i suoi ragazzi, a riguardo infatti si esprime così: “Se dicessi che vorrei sempre grinta nelle giocate sarebbe troppo facile. Quello su cui premo è il coraggio, siamo la Roma e non dobbiamo chinare il capo davanti a nessuno. Posso garantire questo a tifosi e non, che con me non si perderà mai la voglia di lottare“.

Sul finire l’attuale allenatore della Roma ricorda in modo nostalgico ma ironico il suo passato da giocatore, ma soprattutto la quantità di tempo libero che aveva allora: “Sono ossessionato dalla perfezione, quasi a livello maniacale, ma è giusto così. Un allenatore deve essere perfetto e per farlo deve lavorare tanto, molto più di un giocatore. Oggi i ragazzi arrivano, si allenano qualche ora e poi sono liberi, io e il mio staff invece dobbiamo curare tutto nei minimi dettagli. Da giocatore per me era facile dettare il ritmo a centrocampo, da allenatore è molto più complicato trasformare le mie idee in realtà, ma soprattutto infonderle ai giocatori”.

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