Inter, Thuram: “Da piccolo non volevo essere un numero 9. Mi ispiro a Benzema”

Marcus Thuram, attaccante dell'Inter, ha rilasciato un intervista prima della sfida di campionato con la Salernitana

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15 Febbraio 2024

Alessandro Gotter - Autore

Quella in corso è con ogni probabilità la migliore stagione della carriera di Marcus Thuram. Arrivato a inizio estate dal Borussia Mönchengladbach, il francese non ha avuto nemmeno bisogno di ambientarsi. L’attaccante ha instaurato da subito un ottimo feeling con i compagni di squadra. Le sue prestazioni sono sempre state soddisfacenti, anche per i fantallenatori, che si sono ritrovati in rosa un calciatore da 9 gol e 6 assist. In attesa della gara di campionato contro la Salernitana, Thuram, attaccante dell’Inter, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera.

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Inter, l’intervista di Marcus Thuram

L’attaccante francese ha esordito facendo una dichiarazione sulla sua vita fuori dal campo: “Dormo molto: circa 14 ore al giorno. Dopo le partite però faccio più fatica. Sono molto felice di fare quello che amo e di stare insieme ai miei compagni. Sono felice della vita. Voglio sempre avere il sorriso“. A seguire un rapido commento sul suo partner d’attacco: “Lautaro dovrebbe sorridere un po’ di più“.

Thuram ha poi rivelato il ruolo che avrebbe voluto fare da piccolo: “Tutti mi dicevano che un giorno sarei stato un numero 9, ma a me l’idea non faceva impazzire. Io volevo stare sulla fascia e fare l’ala, prendendo la palla e dribblando. L’anno scorso a inizio stagione ho avuto una discussione con mio padre, poi ho scelto di giocare come punta. A chi mi ispiro? Benzema mi piace molto e proverò a raggiungere il suo livello“.

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Thuram ha poi continuato: “Io sono arrivato per aiutare l’Inter, senza ascoltare quello che diceva la gente. Avevo parlato con Piero Ausilio già due anni fa, poi l’infortunio mi aveva bloccato. Contava solo il suo parere e quello del mister“. In chiusura un commento sull’episodio di Maignan contro l’Udinese: “Mike l’ho sentito. Uscire dal campo è stato il gesto giusto, anche da parte delle squadre“.

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