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Fiorentina, Džeko: “Voglio aiutare la Fiorentina a crescere. E su Kean e Gudmundsson…”

Le parole dell’attaccante bosniaco Edin Džeko durante la conferenza stampa di presentazione come nuovo giocatore della Fiorentina

Edin Dzeko, attaccante Fiorentina (screen)

Le parole dell’attaccante bosniaco Edin Džeko durante la conferenza stampa di presentazione come nuovo giocatore della Fiorentina

Edin Džeko arriva a Firenze dopo aver chiuso il capitolo Fenerbahçe, dove nell’ultima stagione ha lavorato sotto la guida di José Mourinho. Un’esperienza di grande valore che ha aggiunto un tassello importante alla sua lunga e vincente carriera.

Il centravanti bosniaco si presenta con grande carica e voglia di mettersi in gioco. La sua determinazione è chiara: vuole continuare a lasciare il segno e a scrivere pagine importanti di una carriera già leggendaria.

La Fiorentina accoglie un attaccante di esperienza e qualità, pronto a far rifiatare Moise Kean, o in alternativa, capace di poter giocare al suo fianco. Džeko porterà tecnica ed esperienza a un attacco viola in cerca di soluzioni diverse.

Questa nuova avventura rappresenta per lui una sfida stimolante: l’occasione per confermarsi ai massimi livelli anche a 39 anni e scrivere un altro capitolo importante della sua carriera. Firenze e Pioli lo hanno accolto con entusiasmo, pronti a vivere insieme una grande stagione.

La presentazione di Džeko alla Fiorentina

All’inizio della conferenza stampa Džeko ha esordito così:Mi aspetto grandi cose da me non dalla Fiorentina. Sono io che devo dare qualcosa basandomi sulla mia esperienza e sulle mie qualità, darò il massimo per aiutare a crescere la Fiorentina. Stiamo lavorando duro, staff, mister e giocatori sono nuovi, negli ultimi giorni abbiamo fatto dei test, piano piano il mister mi sta proponendo il gioco che vuole fare. È meglio che nessuno creda nella Fiorentina in corsa per la Champions, l’anno scorso il Milan e la Lazio erano dietro. Bisogna essere umili, è un campionato difficile con tante squadre che vogliono stare in alto, ma bisogna guardare in alto. “

Ha poi continuato: “Numero di maglia? I calciatori decidono, non ho chiesto a Beltran il nove ma l’ho sempre avuto. Anche l’undici mi piace, l’ho usato in nazionale. Sicuramente è bello avere numeri che desideriamo ma conta altro, il campo. Penso che una squadra deve avere giovani e giocatori di esperienza. Noi con più esperienza abbiamo visto di tutto e vogliamo aiutare i giovani che cercano di migliorare e nei primi giorni mi è sembrato così. Siamo tutti bravi ragazzi ma in campo non dobbiamo essere così gentili.”

Le dichiarazioni di Džeko

Edin Džeko ha poi parlato della trattativa che lo ha portato a Firenze: “Quando il mio procuratore mi ha parlato di Firenze ho detto di sì, volevo tornare in Italia e in un grande club e città come Firenze. Prima di tutto bisogna prepararsi al meglio, ed è quello che sto cercando di fare. Non mi sono mai messo limiti o idee, prima di tutto viene la squadra, il gol e l’assist sono il mio lavoro. In Turchia è stata una esperienza diversa, una cultura simile a quella bosniaca, siamo stati bene, peccato che non abbiamo vinto. Quando Batistuta giocava alla Fiorentina io da piccolo lo guardavo. La Fiorentina ha fatto tre finali ma nonostante le sconfitte si vede che vuole provare a vincere, per vincere ci serve qualcosina in più, se perdi tre finali non è un caso. Per questo Pioli è qui”

Infine ha concluso parlando di Gudmundsson, Kean e Conference League: “Sono grandi calciatori, Kean lo scorso anno ha fatto vedere a tutti che giocatore è. Gudmundsson in Serie A ha fatto bene ma può fare ancora meglio. Concorrenza? Soprattutto oggi nel calcio guardare la concorrenza è sbagliato, conta sempre la squadra e il risultato. Moise ha fatto benissimo e può ancora crescere, sono venuto anche per cercare di aiutare i ragazzi a fare ancora meglio. Sono stato un giocatore che non guardava mai se stesso ma prima la squadra. Conference? Siamo arrivati ai quarti ai rigori contro l’Olympiakos che alla fine ha vinto, la Fiorentina purtroppo ha perso delle finali ma anche arrivarci da fiducia e consapevolezza che si possono fare grandi cose. Dalle finali perse si deve imparare. È una competizione europea e ci tengo molto. La Conference è un obiettivo